1.2.08

Un amore d'altri tempi

Romeo: Chi non ha mai avuto una ferita, ride di chi ne porta i segni. [Giulietta appare al balcone] Ma quale luce apre l'ombra, da quel balcone? Ecco l'oriente e Giulietta è il sole... Alzati, dunque, o vivo sole e spegni la luna già fioca, pallida di pena, che ha invidia di te perchè sei bella più di lei, tu che la servi. E se ha invidia di te lasciala sola. Il suo manto di vestale ha già il colore verde di palude, e più nessuna vergine lo porta. Gettalo via! Oh, è la mia donna, è il mio amore! Ma non lo sa! Parla e non dice parola: il suo occhio parla, e a lui risponderò. Ma che folle speranza; non è a me che parla. Due fra le stelle più lucenti, che girano ora in altre zone, pregano i suoi occhi di splendere nelle sfere senza luce, fino al loro ritorno. E se i suoi occhi fossero nel cielo veramente e le stelle nel suo viso? Lo splendore del suo volto farebbe pallide le stelle, come la luce del giorno la fiamma di una torcia. Se poi i suoi occhi fossero nel cielo, quanta luce su nell'aria:tanta che gli uccelli credendo finita la notte comincerebbero a cantare. Guarda come posa la guancia su quella mano! Oh, se fossi un guanto su quella mano per sfiorarle la guancia! Giulietta: Ahimè! Romeo: Ecco, parla. Oh, parla ancora, angelo splendente! Tu in questa notte appari a me, dall'alto, di forte luce come un alato messaggero agli occhi meravigliati dei mortali, quando varca lente nuvole e veleggia nell'aria immensa. Giulietta: O Romeo! Romeo! Perchè tu sei Romeo?Rinnega dunque tuo padre e rifiuta quel nome,o se non vuoi, légati al mio amore e più non sarò una Capuleti. Romeo: Devo rispondere o ascoltare ancora? Giulietta: Solo il tuo nome è mio nemico: tu, sei tu, anche se non fossi uno dei Montecchi. Che cosa vuol dire Montecchi? Nè mano, non piede, nè braccio, nè viso, nulla di ciò che forma un corpo. Prendi un altro nome! Che c'è nel nome? Quella che chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo profumo. Anche Romeo senza più il suo nome sarebbe caro, com'è, e così perfetto. Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per il nome, che non è parte di te, prendi me stessa. Romeo: Ti prendo sulla parola, chiamami solo amore, e avrò un nuovo battesimo; ecco, non mi chiamo più Romeo. Giulietta: Chi sei tu che difeso dal'ombra della notte entri nel mio chiuso pensiero? Romeo: Con un nome non so dirti chi sono;odio il mio nome che ti è nemico, straccerei il foglio dove fosse scritto. Giulietta: Il mio orecchio non ha bevuto cento parole di quella voce, e già ne riconosco il suono. Non sei Romeo, uno dei Montecchi? Romeo: Nè l'uno, mia bella fanciulla, nè l'altro, se non ti è caro nè l'uno nè l'altro. Giulietta: Come, perchè, sei giunto fino a qui? Alti sono i muri del giardino e aspri da scalare; e se qualcuno ora ti scopre, se penso chi sei, questo è luogo di morte. Romeo: Con le ali leggere d'amore volai su questi muri: per amore non c'è ostacolo di pietra, e ciò che amore può fare, amore tenta:non possono fermarmi i tuoi parenti. Giulietta: Se ti vedono qui, ti uccideranno. Romeo: Ahimè! Il pericolo è più nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio. Giulietta: Non vorrei che ti vedessero qui, per tutto il mondo. Romeo: Il manto della notte mi nasconde; ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro odio tolga la mia vita, e non che la morte tardi senza il tuo amore.
William Shakespeare, 1956

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